giovedì,21 Novembre 2024

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IL TORRONE, UN DOLCE DAL SAPORE ANTICO

Non manca sulle tavole delle festività natalizie ma è gradito anche in altri periodi dell’anno, specialmente in concomitanza di feste patronali, occasioni durante cui è quasi un irrinunciabile rito il suo acquisto presso venditori ambulanti. È il torrone, re delle feste, conquistatore dei palati di grandi e piccini. 

Romana, addirittura, sarebbe la sua origine, secondo le testimonianze di illustri scrittori. Da alcuni testi dello storico Tito Livio e del poeta Marco Valerio Marziale sappiamo che con il termine latino “cupedia” si usava indicare una pasta di nocciole e miele, graditissima specialità gastronomica.

Da qui l’uso del dialettale “cupeta” per indicare, oggi, il torrone prodotto in Irpinia, venduto da ambulanti (i cosiddetti “cupetari”) in occasione di feste e fiere ma disponibile anche, in gran quantità soprattutto nel periodo che precede il Natale, presso i negozi di rivendita attigui ai laboratori artigianali. Famosi, in particolare, quelli di Ospedaletto d’Alpinolo, di Grottaminarda, di Venticano e Dentecane. Qui, maestri “cupetari” di comprovata esperienza producono e confezionano stecche e bon bon di torrone con gli ingredienti più tradizionali e non solo.

Rivisitazioni moderne dell’antica ricetta trovano un gradito risconto da parte dei consumatori. In ogni caso, albume d’uovo, miele, mandorle e nocciole delle varietà più pregiate sono gli ingredienti base di questo rinomato prodotto dolciario, la cui etimologia deriverebbe dal verbo latino “torreo” che significa “tostare/abbrustolire”. Il riferimento alla tostatura di nocciole e mandorle è evidente.

Non si può certo negare che il torrone sia in provincia di Avellino una raffinata prelibatezza dolciaria, realizzata, non a caso, con prodotti, come le nocciole, riconosciute come specialità d’eccellenza campana in tutto il mondo. Non dimentichiamo le castagne. Tra i torroni della tradizione locale sono da annoverare, oltre allo “spantorrone di Grotta”, tipico pan torrone molto friabile al taglio, anche lo “spantorrone di castagne” della zona di Montella, Bagnoli e Cassano Irpino, arricchito dalla farcitura a base di castagne. Nelle sue tante varietà, il torrone è diventato vera cultura pure nella zona di Ospedaletto d’Alpinolo dove, a partire dagli inizi del Novecento, viene consumato, per tradizione, durante i pellegrinaggi al vicino Santuario di Montevergine. In questo piccolo borgo situato alle falde dei Monti del Partenio, la notorietà del dolciume a base di albume, miele e nocciole è legata infatti all’antico rito della “Juta a Montevergine”, la processione della Candelora lungo il sentiero di “Mamma Schiavona”.

Pellegrinaggi e feste patronali, momenti di ordinaria convivialità e festività natalizie. Sono le occasioni privilegiate, dunque, in cui il popolo dei golosi si riunisce intorno al torrone. Ai buongustai irpini non resta allora che affollare le botteghe artigiane, inclini a sgranare gli occhi davanti al luccichio del fondente che ricopre alcuni formati, o a ceste e confezioni appositamente create come idee regalo. Packaging moderni avvolgono tradizionali e più contemporanee golosità: mandorlati, torroncini, torroni teneri e al pan di spagna, gustosità varie al caffè, al pistacchio e al limone. È il trionfo dell’arte dolciaria della provincia, di una prelibatezza dal gusto semplice e al tempo stesso antico che affonda le sue radici nel 1700, nella sapienza dei primi maestri torronai.

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