lunedì,7 Aprile 2025

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IL SARTO DELLE BICI, I TELAI FATTI A MANO DA VINCENZO FORGIONE

Si è fatto strada nel mondo dei produttori di telai per bici diventando la punta di diamante di un settore di nicchia, non solo nell’entroterra irpino ma in tutta la Penisola e oltreconfine. È un telaista per passione, cultore della mountain-bike e dei percorsi naturalistici. È il ritratto, in sintesi, di Vincenzo Forgione, amatore della bicicletta fin da bambino.

Nella sua Gesualdo, incastonata nel cuore della verde Irpinia, costruisce telai personalizzati per i più esigenti, per chi, cultore del mezzo a due ruote come lui, non riesce a trovare la bicicletta adatta alle proprie esigenze. «Oggi purtroppo la grande distribuzione relega l’uomo a quattro misure, non tenendo conto delle innumerevoli differenze che invece esistono, a partire dalla lunghezza del femore e della tibia» spiega Vincenzo, avvezzo a soddisfare le richieste dei suoi clienti che considera «amici» prima di tutto. Lontano mille miglia dagli standard diffusi dai grandi marchi e dai loro prodotti omologati, il telaista di Gesualdo è un vero e proprio artigiano. I suoi telai sono fatti interamente a mano e su misura, forgiati sulle misure antropometriche specifiche e sulle più disparate esigenze del committente. Si può richiedere solo il telaio, provvedendo al resto da sé, oppure chiedere l’assemblaggio con gli altri componenti, dalle ruote al manubrio. Tra i suoi clienti figurano italiani, americani, canadesi, tedeschi. Oltre a prendere loro la misura, proprio come farebbe un sarto, Vincenzo annota anche il colore e le sfumature preferite. C’è chi, per esempio, gli ha chiesto di riprodurre sul telaio i colori della propria auto BMW, chi, invece, pilota di linea, ha espresso il desiderio di rivedere, sulla propria bici, i tratti grafici della sua compagnia aerea.

“Ogni telaio è già venduto” sottolinea Vincenzo riferendosi al fatto che non esiste manufatto realizzato per essere venduto a un ipotetico acquirente ma solo telai prodotti su precise richieste e indicazioni. A proposito di volo e di viaggi, c’è anche chi, per via dei suoi tanti spostamenti lungo tratte aeree, ha maturato l’esigenza di avere una bici pieghevole, adatta a essere trasportata facilmente e senza costosi sovraprezzi applicati ai bagagli speciali. Eccolo lì, allora, nella sua “bottega”, il telaio che si smonta, intento a essere ultimato per il cliente e ansioso di essere riposto in una borsa.

Sul luogo di lavoro, tra le scatole della Columbus, l’azienda fornitrice di tubazioni per bici, campeggiano pochi ed essenziali strumenti di lavoro. È come entrare nella bottega di un sarto che lavora solo con l’ausilio di ago e filo per confezionare abiti su misura. Così, per Vincenzo, sono necessari solo una dima, ossia la struttura per l’assemblaggio del telaio, un trapano e delle lime. Quanto alle giunzioni tra i vari tubi, si vede che sono fatte a regola d’arte, senza tracce di saldature. Grande ed evidente è l’attenzione all’estetica oltre che al comfort. Oltretutto, la produzione è per forza di cose limitata e avviata con scrupolo, al di là di ogni processo di industrializzazione.
Materiale d’elezione è l’acciaio. «Può sembrare un materiale non tecnologico, eppure si presta a essere lavorato, è bello e, oggi, ha rese migliori» spiega Vincenzo nel suo laboratorio, tra quei tubi d’acciaio che luccicano come le tantissime coppe posizionate sulle mensole. Sono quelle vinte a partire dagli anni ’80 in diverse gare, tra cui i campionati regionali di ciclismo su strada. L’artigiano irpino dei telai per bici è stato, infatti, ciclista, vero agonista. È nel 1995 che costruisce il suo primo telaio personalizzato, arrivando pian piano ad aprire un sito web incitato da un amico. Tantissimi i commenti entusiasti dei clienti postati sul portale. Tutti diventati, inevitabilmente, amici di Vincenzo più che suoi clienti. Se è vero che si tratta di vera artigianalità e maestria, a ricordarlo c’è il telaio dipinto a mano che l’artigiano di Gesualdo ha voluto realizzare, a mo’ di esperimento tecnico fuso con l’arte, insieme all’amico Pasquale Natale, giovane illustratore dal tratto onirico e poetico. Sul telaio, utilizzato come fosse una tela, sono stati utilizzati pennello e tempera invece dell’aerografo per avere un effetto ottico particolare come omaggio a tutti gli artigiani e artisti italiani che credono ancora nel loro lavoro.

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