mercoledì,12 Marzo 2025

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LA SPERANZA, ANTIDOTO VITALE

Il diciottesimo anno editoriale di XD Magazine coincide con l’anno giubilare. Un anno speciale, un anno di grazia. E noi, come pellegrini di speranza, ci rimettiamo in cammino per scrivere nuove pagine intrise nell’inchiostro di uno stato d’animo vitale per affrontare le sfide quotidiane con coraggio, e una luce nel cuore. In fondo, si sa, è il modo in cui viviamo i fatti, gli eventi a influenzare il nostro futuro, e tutto ciò che viviamo.

Quando il mondo ci dice di rinunciare, la speranza ci sussurra di provarci ancora, e ancora.

Perché è sempre la speranza a condurci più lontano della paura. Ce lo ricorda Ernst Jungher. E Wolfang Goethe scriveva così: “la speranza è la seconda anima dell’infelice. E se la mattina non ci disvela nuove allegrie e, se per la notte non coltiviamo nessuna speranza, a che vale la pena vestirsi e spogliarsi”? E’ la speranza a mantenerci vivi. E’ sempre per la speranza, e con la speranza nel cuore, che si lotta perché come sosteneva Marco Tullio Cicerone : “finché c’è vita c’è speranza”.

La speranza soccombe dopo la fine di tutto. Chi cammina con essa non sarà mai solo.

Il papa buono, Giovanni XXIII, asseriva: “Non bisogna consultarsi con le proprie paure, ma con la propria speranza e i propri sogni. Non bisogna preoccuparsi per ciò che è fallito, ma per ciò che è ancora possibile fare”. D’altronde, è filosofia spicciola: non disperare, non smettere mai di credere, e soprattutto mai di sognare.

E a riguardo il pensiero va inesorabilmente a un titolo sgangherato, ma ad effetto, che ha segnato un’epoca: ‘Io speriamo che me la cavo’, bestseller (ha venduto un milione di copie) del compianto maestro napoletano Marcello D’Orta che ha ispirato a sua volta la regista Lina Wertmuller, e ne fatto un capolavoro cinematografico grazie al geniale contributo artistico di Paolo Villaggio.

Un titolo divenuto manifesto di una generazione, la mia, e di una società ormai sepolta, surclassata dalle attuali diavolerie social. Sembra passata un’era geologica da allora, eppure era il 1990 quando il maestro D’Orta ha raccolto in un libro sessanta temi scritti dagli alunni di una scuola elementare di Arzano. Quegli scritti ‘sgarrupati’ erano la voce vera di un’infanzia che, nonostante il contesto di una grande periferia le privazioni i disagi socio-economici lo sfruttamento minorile, sperava e si arrangiava. Forse la speranza, nella filosofia napoletana, sarà pure l’arte di arrangiarsi e andare avanti, nonostante tutto, nonostante quel poco o niente che si ha e basta per non disperare.

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